Viaggio nelle nuove strutture che imparano ad auto-organizzare e gestire gli impianti

Learning building», alias edifici che “imparano”. È questo il nuovo trend alle porte del mondo dell’architettura e delle costruzioni. Una rivoluzione nella rivoluzione digitale. Gli smart building, sebbene non si siamo ancora accreditati come “standard” – sono ancora troppo pochi gli edifici dotati di piattaforme di management degne dell’appellativo “smart” – si preparano dunque già andare in pensione.
A sparigliare le carte in tavola le tecnologie figlie dell’Internet of things e dell’Intelligenza artificiale (AI). Le informazioni rilevate dai sensori disseminati all’interno degli edifici (incluse le parti strutturali) e analizzate dalle piattaforme di «machine learning» trasformeranno di fatto gli edifici in veri e propri “robot” in grado di auto-organizzarsi nelle funzionalità impiantistiche – in nome del risparmio dei consumi e anche della salvaguardia strutturale – ma anche di comportarsi come “assistenti” al servizio dei residenti, ricordando impostazioni e appuntamenti e persino suggerendo tragitti e aree parking.
Machine Learning, Speech Recognition, Video Content Recognition, Computer Vision, Virtual Personal Assistants e Robotics le sei tecnologie che, stando alle previsioni della società di analisi Navigant Research, si affermeranno di qui ai prossimi anni. A fare da apripista e da traino saranno gli edifici ad uso ufficio e commerciale dove l’uso di tecnologie per il rilevamento delle immagini e il riconoscimento delle presenze sono già ampiamente realtà.
L’Italia è balzata agli onori della cronaca con la rinnovata sede della Fondazione Agnelli a Torino, il primo edificio al mondo in grado di “imparare” dalle informazioni catturate dai sensori. E altri progetti sono già stati declinati in nome dell’intelligenza artificiale, come quello dell’edificio che in Israele ospiterà la nuova sede degli sviluppatori del colosso hi-tech Intel (si veda box in pagina). «L’intelligenza artificiale (AI) è un’estensione del paradigma degli edifici intelligenti, caratterizzato dall’integrazione delle tecnologie dell’informazione con quelle impiantistiche. La gestione in particolare delle strutture commerciali è stata già trasformata dalle tecnologie di intelligent building», sottolinea Casey Talon, analista di Navigant Research. «L’intelligenza artificiale è la prossima frontiera del mercato: migliora le capacità di automatizzare le funzioni e soprattutto l’esperienza-utente. E genera nuovi flussi di entrate», in quest’ultimo caso derivanti dall’abbattimento dei costi gestionali e di manutenzione anche e soprattutto grazie alle tecnologie “predittive” basate sull’analisi dei cosiddetti big data.
Sempre secondo gli analisti di Navigant sarà nelle attività di ristrutturazione e riqualificazione degli edifici esistenti che si toccheranno con mano i principali benefici dell’utilizzo delle tecnologie AI: sono gli edifici infatti dove maggiori sono le necessità in termini di abbattimento dei consumi e di manutenzione.
«Sfruttando i dispositivi collegati a Internet che raccolgono e comunicano dati ed i software per l’aggregazione e l’analisi degli stessi, le soluzioni IoT (Internet of things, ndr) per l’edilizia diventano scalabili e interoperabili», puntualizza l’analista Christina Jung. «Sostengono comunicazioni e standard aperti all’interno dello spazio edilizio, aiutando a ridurre i costi e migliorare le possibilità di integrazione». E le previsioni sono da record: il mercato globale delle soluzioni IoT per gli edifici crescerà dai 6,3 miliardi di dollari stimati per fine 2017 agli oltre 22 miliardi nel 2026.
Sorgente: Innovazione, addio «smart building» la nuova frontiera sono gli edifici-robot